mercoledì 19 marzo 2014

"PANDEMIA" AL TERZO CONCLAVE

Un giocosissimo buongiorno a tutti voi, carissimi lettori.

Con il pezzo di oggi il blog si arricchisce di una rubrica, nella quale scriverò di quanto accaduto durante le serate del martedì all’associazione della quale io, il SETTO e molti altri siamo parte.
Per prima cosa mi presento: nel primo “articolo” del blog, il SETTO ha citato un tale Davide, dal quale ci si ritrovava a giocare e con il quale si è iniziato assieme questo viaggio nel mondo dei gdt. Bene, quel Davide sono io!
Vorrei, solo in questo primo scritto, spendere un paio di parole sulla nostra situazione (prometto di essere brevissimo…). La nostra storia “ludica” è relativamente recente; il nostro anno zero (diciamo la prima serata ad un gioco da tavolo moderno) non si sposta più in là del 2010, ma è stato un crescendo continuo vissuto col cuore. Siamo passati dal trovarci in casa in maniera irregolare ed improvvisata con un paio di titoli e basta, all’avere una serata dedicata (anche se sempre in casa) ampliando il giro di giocatori e il numero di giochi, sino ad arrivare ad avere un blog e una serata in un’associazione esterna con tanto di serata “demo” ufficiale. La nostra speranza è, ovviamente, di proseguire lungo questa strada per aggiungere anche noi, nel nostro piccolo, qualche metro alla strada che porta alla diffusione dei giochi da tavolo nel nostro paese permeato di una cultura nella quale il nostro hobby non ha mai fatto breccia in maniera importante.
Scusandomi per la digressione passo a parlare di quanto accaduto Martedì 18/3 all’associazione “Il Terzo Conclave” di Saronno. Come accennato, a Martedì alterni, in collaborazione con un negozio di Legnano, è stata istituita una serata “demo” durante la quale risulta possibile provare dei titoli scelti di comune accordo con il gestore cercando il più possibile di venire incontro alle richieste dei partecipanti.

Il martedì in questione vedeva sul tavolo Pandemia.



Pandemia è un collaborativo da 2-4 giocatori della durata di circa 60 minuti nel quale un team di esperti deve riuscire a sconfiggere 4 malattie che stanno mettendo in ginocchio il mondo. Il gioco, forte di un grande successo nella sua prima edizione, è stato ristampato e rivisto recentemente, soprattutto graficamente, da Asterion.
Non è mia intenzione dilungarmi troppo sulle meccaniche e sulla componentistica, ma raccontarvi l’impatto di gioco che ha avuto sui partecipanti. Per dovere di cronaca, la mia descrizione sarà relativa alla vecchia edizione del gioco (in quella nuova avete solo dei cambi di materiale, cambi di grafica e 2 personaggi extra, pertanto l’esperienza di gioca non muta radicalmente).
Per quanto riguarda la componentistica, ci si trova di fronte ad una plancia robusta, bella e funzionale sulla quale oltre ad una rappresentazione del mondo, sulla quale si muoveranno i personaggi e si diffonderanno le malattie, trovano spazio due sezioni dove riporre i due mazzi di carte (infezione e giocatore) e due “scale” (infezione e insorgenze) con annessi token da spostare. Oltre a questa vediamo 4 set di cubetti colorati in legno, rappresentanti le malattie, 5 pedine per i personaggi (davvero imponenti), i mazzi di carte sopracitati, alcuni token e un regolamento tanto snello quanto chiaro pronto a catapultarci nella realtà del gioco.
Quello che vi ho appena scritto è ciò che si sono trovati davanti i 4 partecipanti alla demo di ieri sera. Arrivati appositamente dai più remoti angoli della Lombardia (falso ma dà un tono di importanza) i 4 esperti prendono posto attorno al tavolo e si vedono assegnati i 4 ruoli con le rispettive pedine. Inizio a propagare l’infezione nel mondo come da setup, girando le prime 9 carte del mazzo infezione e aggiungendo cubetti nelle zone indicate dalle carte, e già sento dal fondo del tavolo un ottimo “Ehi! Ma le hai mischiate ste carte, tutte carte blu stanno uscendo!”; già,
perché ad ogni regione del mondo è associato uno dei quattro colori, relativi alle 4 malattie e, soprattutto in una prima partita, vedere miriadi di cubetti tutti concentrati non può che far tremare le gambe. Alla mia domanda “A che livello di difficoltà volete giocare?” la risposta “Facile!” non era nemmeno contemplata; evidentemente quel piccolo spiraglio di bontà che spesso mi contraddistingue era stato oscurato durante la giornata lavorativa. Ci si accorda per un livello medio, pertanto prendo il mazzo delle carte giocatore e, dopo aver distribuito la mano iniziale ad ognuno, seguo la preparazione aggiungendo 5 carte “Epidemia” al mazzo di pesca (la difficoltà varia con tale numero, da 4 a 6 carte). Piazzo le 4 pedine dei giocatori ad Atlanta, a fianco del primo centro di ricerca e siamo pronti alla spiegazione completa. Il gioco, fortunatamente è sufficientemente lineare da non necessitare di una spiegazione troppo lunga o corposa, permettendo quasi da subito ai partecipanti di catapultarsi nel mondo di Pandemia. Nella loro mente tre cose erano rimaste impresse:
-Per vincere devi trovare la cura a tutte e 4 le malattie.
-Per trovare una cura devi scartare 5 carte dalla tua mano del colore uguale alla malattia che intendi sconfiggere.
-Devi farlo in fretta! Se finiscono le carte giocatore hai perso.
Si inizia subito con un confronto delle carte, cercando di capire se ci fosse la possibilità di raggiungere un set di 5 carte dello stesso colore; peccato ce ne fossero solo 4! Il mio ghigno malefico viene smorzato quando uno dei giocatori esordisce dicendo “ma non vedo alcun problema, il mio personaggio ha l’abilità di trovare una cura scartando solo 4 carte e non 5!” Maledizione! Erano già entrati nell’ottica di gioco. Il problema era che le carte erano divise tra i giocatori ed il gioco permette sì di scambiarsi carte al costo di un’azione (in un turno si hanno 4 punti azione da spendere) ma lo permette solo se ambedue le pedine si trovano nella medesima città e quella città è proprio la città rappresentata sulla carta da scambiare. La fortuna vuole però che il potere di uno degli altri partecipanti fosse proprio quello di poter “donare” carte ad altri anche senza essere nella medesima città della carta, basta fosse assieme al ricevente. Così il gioco inizia con un primo passaggio di carta e dei punti movimento spesi per disporsi sul tabellone. Fine del round del primo giocatore, si pescano due carte dal mazzo giocatori e successivamente due dal mazzo infezione, aggiungendo un cubetto in ogni città indicata… la malattia sta infettando il mondo. Tocca al nostro SETTO che sfrutta un movimento speciale (scartando una carta dalla mano ci si può muovere nella città indicata sulla carta scartata) e si fionda dall’altra parte del mondo con l’intenzione di costruire un nuovo centro di ricerca (permettendo di muoversi al costo di un azione da un centro di ricerca ad un altro e creando pertanto un ponte da un capo all’altro della mappa). Normalmente una persona dovrebbe scartare la carta del luogo in cui si trova per costruire un centro, ma al personaggio del SETTO basta spendere l’azione, senza scartare carte, sfruttando la sua abilità. Termina così anche il secondo turno, si pescano due carte dal mazzo giocatori, prima carta, normale, seconda carta: EPIDEMIA!! Come potete intuire, l’epidemia non è assolutamente un buon segnale! Si pesca una carta dal fondo del mazzo infezione, si aggiungono tre cubetti dopodichè si rimischiano gli scarti delle infezioni tra loro e si ripone nuovamente tale mazzetto in cima alle infezioni, facendo sì che la malattia continui a propagarsi dai focolai precedenti. Inoltre si fa avanzare il token del livello di infezione, che detta il numero di carte infezione da pescare ad ogni turno. Il terzo turno è in mano alla scienziata (col potere di curare con 4 carte), che, tuttavia ha solo 3 carte nere in mano, il team decide che lei ed il SETTO, con in mano la carta nera “Mosca” devono incontrarsi in tale città per effettuare lo scambio e poter curare la prima malattia. La scienziata allora si muove in direzione Mosca e con delle azioni rimaste inizia a rimuovere cubetti dalla mappa (1 cubetto ogni azione) per tenere sotto controllo la situazione.
Pesca due carte giocatore e due dal mazzo infezioni: prima carta girata “Toronto”, tutti gli occhi si spostano sulla città indicata e si vedono 3 cubetti blu ammassati sulla città… si ha la prima insorgenza… difatti quandunque si dovessero aggiungere cubetti ad una città che già ne presenti 3, non si aggiungono cubetti alla città ma se ne aggiunge uno ad ogni città confinante (creando eventuali effetti a catena) e si sposta avanti il token “insorgenze” che, se dovesse raggiungere il numero 8 (parte da 0), sancirebbe la sconfitta dei giocatori! Il mondo comincia a soccombere, ma i nostri eroi iniziano a rifornire la mano di carte e di eventi pronti ad aiutarli. Il quarto turno è quello fondamentale, in cui gioca “l’esperto di logistica”, con l’abilità di poter spostare altre pedine al posto della sua, e sfruttando tale abilità muove il SETTO verso Mosca, loro obiettivo. Pescate le carte giocatore ed infezione il gioco continua sino al SETTO che riesce nella missione di dare la quarta carta nera alla scienziata. Proprio quando tutto sembra volgere al meglio, si ha la solita mano fatata del nostro blogger: “EPIDEMIA”, altra sassata per il team. La scienziata scarta le 4 carte e trova la
cura per la malattia nera; da adesso si potranno rimuovere tutti i cubi in una città con tale malattia usando una sola azione. Al turno successivo l’espero di logistica rimuove l’ultimo cubo nero dalla plancia, debellando la malattia; se infatti non ci dovessero più essere cubi di una malattia “curata” sul tabellone, tale malattia risulterebbe debellata e ogni carta infezione di quel colore non applicherebbe il suo effetto! I giocatori sembrano aver fatto tombola con la zona nera sotto controllo, ma la parte blu del nord America è quasi al tracollo. Un paio di pescate non proprio fortunate e, forse, una non troppo oculata gestione delle azioni, portano l’insorgenza a livello 5 in uno o due giri, e mentre si cerca di racimolare carte e di tenere sotto controllo le valanghe di cubi dovuti alle insorgenze il tempo avanza e il mazzo giocatori si sgonfia. Alla terza epidemia si sopravvive a stento con una pandemia che, davvero, sembra diventata incontrollabile. Uno spiraglio è dato da un paio di carte evento incastrate al momento giusto e da qualche pescata del colore giusto. Ci si trova dopo un 45 minuti di gioco in una situazione difficile: Il Nord America (Blu) è sull’orlo del baratro, il Sud America e l’Africa (Gialli) iniziano a dare grattacapi non da poco mentre l’Oceania e la zona della Cina (Arancio) sono abbastanza sotto controllo grazie a delle carte giocate in precedenza. Unica nota positiva, la zona “nera” dell’Asia è vuota e senza problemi. Ormai ogni pescata può essere l’ultima; si pesca dal mazzo giocatori con una tensione mai avvertita prima, nella speranza di non vedere la scritta EPIDEMIA! Per un paio di turni la sorte arride e si riesce a risistemare la zona blu;
poi un occhio cade sul Sud America, con ben 3 focolai da 3 cubetti e insorgenza a 6; si pesca dal mazzo giocatori, niente Epidemia; si pesca dal mazzo infezione, prima carta, Gialla, “Buenos Aires”! 3 cubetti sulla capitale argentina sanciscono la nuova insorgenza che, a catena, fa saltare anche San Paolo! Insorgenza a 8 e fine della partita; la Pandemia non è stata arrestata!
“I love this game” si dice per molte cose, una su tutte il basket! Voglio riciclare questa frase per questo gioco. Quando ho potuto giocare a Pandemia sono sempre rimasto affascinato dalla tensione che è in grado di trasmettere. Il fatto che sia tutto un crescendo (insorgenza, livello di infezione etc…) non dà un attimo di tregua; unito a questo, la scelta di mettere come condizione di sconfitta per i giocatori l’esaurirsi del mazzo fa sì che essi debbano ponderare le scelte e ottimizzare tutto ciò che passa per le loro mani, pena la sconfitta sicura!
Parlando dopo la demo con i giocatori non ho potuto che constatare che le impressioni che il gioco ha lasciato a me, le ha lasciate anche a loro; una su tutte la voglia di rigiocare subito per prendersi una meritata rivincita. Pandemia, per quanto mi riguarda, ha veramente moltissimi pregi: a partire dal setup veloce, dall’intuitività delle regole (tutto si muove attorno alle carte), dalla necessità di collaborare al meglio creando coesione sino a quanto detto sopra. Adoro la scelta di alcune meccaniche che ritengo totalmente azzeccate; principalmente l’effetto delle Epidemie, che, rimischiando gli scarti e rimettendoli in cima, non lasciano al giocatore il tempo di dire “quella carta è già uscita, per un bel
po’ posso non preoccuparmene” dando ancora più velocità e pathos al titolo. La scelta dei tre livelli di difficoltà non è buttata a caso: dopo aver giocato un po’ di volte mi sento di dire che la versione “facile” garantisce possibilità di vittoria fin dalle prime partite, mentre per quella media e difficile ci vorrà un po’ di esperienza. L’ultima in particolare rappresenta una sfida che io, personalmente, non ho ancora potuto vincere, pertanto, mi scuserete, ma al tavolo di là ho tre amici col coltello tra i denti ed un tabellone da affrontare.
Ringrazio il SETTO per lo spazio concessomi; onestamente non sapevo bene che taglio dare al pezzo, per cui, se avete idee, suggerimenti o quant’altro, sarò felicissimo di prenderli in considerazione per i prossimi articoletti.
Saluti
Clzdvd

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